Francesco Cataldo Verrina è conduttore ed autore radio-televisivo, scrittore, presentatore di spettacoli, sceneggiatore di film pubblicitari. Attualmente collabora con il quotidiano on line ILVENTUNO e con la rivista di Alta Fedeltà e Dischi AUDIOPHILE SOUND in qualità di critico musicale. Ha scritto vari racconti, testi per fumetti legati alla storia locale, libri umoristici e di saggistica sulla comunicazione e sulla musica.
Qui abbiamo estratto solo alcuni passaggi del suo articolo apparso su “ILVENTUNO”:
“il sassofonista romano è stato un musicista archetipale, unico nel panorama italiano, europeo e mondiale”
“L’approccio al jazz dell’altoista romano fu precoce e naturale, quasi istintivo, aveva 17 anni quando diede alle stampe «Jazz a Confronto». Il dato anagrafico contrastava con la tecnica e la padronanza che egli aveva dello strumento, essendo quelle di un musicista maturo e consapevole dei propri mezzi”
“Massimo appariva come trascinato da una forza mistica e sovrannaturale, sviluppando durante le sue performance una sorta di aura trascendentale”
“Di certo, tutti i dischi di Massimo Urbani sono alimentati da un anelito di libertà espressiva, incontenibile ed insofferente alle regole, ma egli dimostra la capacità di restituire al mondo un classico come «Soul Eyes» di Mal Waldron in maniera poetica e con la struggente grazia di un crooner”
“C’è una dichiarazione del contraltista romano che sintetizza in maniera esaustiva la sua visione del jazz: «Secondo me, è stato fatto di tutto, dopo il silenzio di Cage a livello puramente estetico, non è che ci siano tante cose da fare. Tutto sta nel fare non solo della buona musica, ma nel fatto che l’avanguardia, secondo me, sta nei sentimenti e non nelle forme». ”
“nel reinventare un classico come «Easy To Love», Urbani dimostra di essere il solito incontenibile estroverso ed insofferente alle regole, pur rispettando tempi e misure”
“Massimo Urbani è sempre stato sulla linea di confluenza di vari stilemi bop, le variabili sembravano molte, dal parkerismo viscerale al coltreismo cosmico, ma a dominare era sempre il suo tratto unico e distintivo”
“Per la copertina di “The Blessing” Red Records si optò per l’uso di un primo piano che mettesse in evidenza quel suo faccione bonario, a testimonia della dolcezza di un musicista, puro e incorruttibile, in contrasto con l’escalation di una vita turbolenta ed un modo si suonare energico, trasversale e tagliente.”
“«The Blessing», letteralmente la «la benedizione» è uno degli album più belli della storia del jazz italiano, di cui Massimo Urbani rimane, a tutt’oggi, un insuperato interprete e rappresentante; un disco di alto profilo jazzistico”